Bastano pochi numeri per spiegare appieno la difficoltà del nostro Paese nell’affrontare la crisi epidemica e mostrare come il ricorso alla tecnologia ed alla digitalizzazione sia l’unica strada per evitare il collasso del sistema nel medio periodo. La responsabilizzazione dei pazienti attraverso le soluzioni digitali, tuttavia, non può essere l’unica risposta.
Le evidenze sulla difficoltà che affronta il sistema includono:
L’Italia pre-pandemia, per esempio, presentava una aspettativa di vita decisamente superiore alla media europea (anche riguardo agli anni di vita in salute) ma una spesa sanitaria pro-capite di circa 3.660 USD paragonati ai 6.600 della Germania o i 4.600 di UK, un numero di posti letto in ospedale fra i più bassi (3,1 per 1000 ab verso una media EU di 5) e personale sanitario (medici e infermieri) in quantità inferiore al benchmark di Germania o Francia ma anche di Portogallo e Olanda¹.
In questo contesto il nostro Paese sta affrontando una crisi sanitaria senza precedenti che ha coinvolto milioni di pazienti e che, secondo alcune stime, causerà oltre due milioni di nuove cronicità da Long-Covid². Oltre alle evidenti difficoltà nel 2020-2021 che emergono dagli effetti di una grande pandemia, altre situazioni cliniche e organizzative richiedono una radicale trasformazione nell’erogare i servizi. Le soluzioni digitali possono aiutare ad affrontare le sfide chiave nel settore sanitario.
La pandemia continuerà a rappresentare una minaccia, tuttavia, un elemento positivo è che in generale le risposte all’emergenza hanno accelerato il ricorso a nuovi processi, e la diffusione delle tecnologie digitali soprattutto in Europa. Già durante la prima fase della crisi sono stati messi a punto progetti digitali europei per combattere la pandemia:
I cambiamenti che sottendono questa trasformazione radicale e non più reversibile, secondo tutti gli analisti, sono di carattere sia tecnologico che culturale. Alcune tecnologie ‘trasversali’ come il potenziamento e la miniaturizzazione dei processori, il miglioramento della trasmissione dati e delle prestazioni e quantità di dispositivi di comunicazione usati quotidianamente come gli smartphone, hanno rappresentato la base per attivare moltissimi processi di medicina digitale e tele-monitoraggio.
Grazie a questa base tecnologica alcune soluzioni storicamente limitate nell’utilizzo ad ambiti molto specialistici come la sensoristica avanzata o i complessi algoritmi che muovono intelligenza artificiale e machine learning, sono entrati nella vita quotidiana attraverso wearable e telefoni cellulari che si stanno trasformando in piattaforme di telemedicina in grado di controllare parametri vitali con accuratezza e qualità riconosciuta, sempre più frequentemente, anche da organismi regolatori.
L’effetto di queste piattaforme di controllo della nostra salute annidate in dispositivi di uso comune ci sta responsabilizzando progressivamente rispetto a sane abitudini di vita, e d’altra parte la rete ci offre molte più informazioni riguardo la prevenzione e le possibilità di cura. Inoltre, a causa delle difficoltà del nostro sistema sanitario, molti pazienti si trovano con maggior frequenza a doversi rivolgere ad operatori privati per le cure ed attivano meccanismi tipici dell’acquisto di tutti gli altri beni/servizi come il confronto sui prezzi delle prestazioni, la convenienza logistica e la valutazione degli utenti che li hanno preceduti. Questa combinazione di empowerment individuale ed esposizione a logiche ‘retail’ nel mondo della salute, porterà nel tempo a modificare le nostre attese anche nei confronti degli operatori pubblici, e mitigherà molte barriere che al momento possono rallentare la trasformazione digitale, come la raccolta e l’utilizzo delle informazioni per ottimizzare l’erogazione dei servizi. D’altra parte, l’ingaggio tecnologico del paziente e lo sviluppo di un atteggiamento più responsabile verso le scelte relative alla sua salute non può rappresentare l’unica risposta.
Alcune tecnologie di salute digitale come le applicazioni health di telefoni cellulari e dispositivi indossabili, rischiano di innescare un paradosso di iper-responsabilizzazione dei pazienti. Già oggi, in larga misura, la responsabilità di auto-monitorare e attivare richieste al sistema sanitario dopo l'identificazione dei sintomi rilevanti è affidata agli individui. Nonostante il crescente numero di programmi di screening, la diagnosi della stragrande maggioranza delle patologie, comprese quelle in cui l’intervento medico precoce ha un impatto diretto sulla morbilità o sulla sopravvivenza, dipende ancora fortemente dall'individuo per avviare il processo. L’evoluzione tecnologica descritta finora e la consumerizzazione della salute rischiano di amplificare questo approccio solo apparentemente ‘economico’ per il sistema e, certamente, rischioso per i pazienti, demandando ulteriormente all’individuo l’iniziativa rispetto all’intervento sanitario.
Certamente molte soluzioni di salute digitale possono aiutare il paziente nell'autovalutare il proprio stato di salute in modo indipendente, ma permane il rischio di perdere o sottovalutare i segni di malattia, a volte con risultati devastanti, senza contare la resistenza innata a cercare aiuto ed il carico psicologico connesso.
D’altra parte, le stesse tecnologie integrate a sistema e non solo ‘in dotazione’ all’individuo, possono supportare progressi verso un'assistenza sanitaria continua e preventiva, in cui gli individui sono ‘accompagnati’ in modo discreto dalla tecnologia e dai professionisti della salute connessi in remoto, che offrono proattivamente diagnosi, trattamento o follow-up con un protocollo ottimale⁴.
Questo è già possibile, ad esempio, per le soluzioni di misurazione continua del glucosio per i pazienti diabetici (in formato di cerotti) connessi a sistemi di monitoraggio remoto.
Un altro sistema di monitoraggio remoto con funzione di avvisi predittivi di peggioramento è Biobeat che è in grado di misurare tredici segnali vitali cardio-polmonari in tempo reale e modalità wireless. Il sistema include uno strumento proprietario di connettività per collegare i pazienti all’ospedale (Gateway) o ai caregiver (App Mobile) abilitando una vera e propria piattaforma di monitoraggio attivo con alert automatico in caso di rischio di peggioramento delle condizioni cliniche.
In ambito completamente diverso Notal Vision si pone obiettivi simili. L’azienda israeliana è un fornitore di servizi di monitoraggio domiciliare oftalmico focalizzato sulla diagnosi precoce delle malattie, in particolare quelle della retina, e sul monitoraggio del trattamento. Il team di Notal Vision sta sviluppando dei dispositivi diagnostici autogestiti dai pazienti e soluzioni di analisi dei dati basate su cloud che forniscono ai medici nuove informazioni sulle dinamiche della malattia e li aiutano a prendere decisioni tempestive e personalizzate sulle terapie operando da remoto.
Molte tecnologie come sensoristica, sistemi di intelligenza artificiale per lo screening diagnostico e soluzioni di assisted living, sono già presenti; si tratta di disegnare sistemi di integrazione sempre più potenti che offrano un intervento medico proattivo e declinato nel tempo con protocolli certificati in cui la collaborazione del paziente è un vantaggio importante ma non necessariamente l’unico motore di intervento.
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