L’intervento medico da remoto è da anni (inconsapevolmente) parte della nostra routine. Tutti noi infatti abbiamo esperienza di contatti telefonici con il nostro medico o pediatra che certamente non hanno status di televisita ma rispondono ad esigenze pratiche immediate. La tecnologia ha recentemente fornito strumenti molto più evoluti consentendo negli ultimi due anni attività di televisita strutturate e che iniziano ad essere regolamentate. Il futuro certamente sarà caratterizzato da una ulteriore diffusione di questa modalità, e, probabilmente, anche da un miglioramento del rapporto medico paziente che si instaura da remoto grazie ai nuovi strumenti che la renderanno ancora più simile alla relazione di cura tradizionale.
Secondo le Linee di indirizzo nazionali sulla Telemedicina¹ pubblicate dal Ministero della Salute: “la televisita è un atto sanitario in cui il medico interagisce a distanza con il paziente. L’atto sanitario di diagnosi che scaturisce dalla visita può dar luogo alla prescrizione di farmaci o di cure.”
Inoltre, si specifica che “un operatore sanitario che si trovi vicino al paziente, può assistere il medico” e che “il collegamento deve consentire di vedere e interagire con il paziente e deve avvenire in tempo reale o differito.” La televisita è diversa dal “Teleconsulto²” che, invece, si riferisce al confronto tra medici con il fine di individuare: “un’indicazione di diagnosi e/o di scelta di una terapia senza la presenza fisica del paziente.” Un esempio di sistema di televisita entrato in vigore per una ampia popolazione di pazienti è il servizio fornito in Trentino da TreC+³ che, dopo una sperimentazione effettuata in piena pandemia dal gruppo TrentinoSalute4.0, consente ora ai cittadini iscritti di accedere ai servizi standard del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE)⁴ e prenotazione online ma anche di programmare ed effettuare televisite con il SSN.
Benché le iniziative per regolare questo aspetto della telemedicina siano sicuramente necessarie, incluse quelle che riguardano la definizione del sistema di tariffazione indispensabile perché queste attività vengono inserite a pieno titolo nel sistema sanitario pubblico, ci sono aspetti molto interessanti che riguardano l’ambito tecnologico relazionale con cui queste attività vengono svolte. Le attuali piattaforme consentono queste visite da remoto con riprese video in alta qualità e possibilità di trasferire informazioni aggiuntive come i test diagnostici, in alcuni casi anche per immagini, oppure collegando più di due attori da sedi diverse, se necessario, ma hanno ancora limiti che interferiscono sul rapporto con il paziente.
Se è un poco vero che ‘aiuta a guarire di più un buon medico che una buona medicina’ allora possiamo misurare l’importanza di ricostruire al meglio, attraverso la tecnologia, la relazione di cura che si instaura sempre fra un paziente e un ‘buon medico’. La distanza fisica mediata dallo schermo per quanto parte di una soluzione tecnologica avanzata, può costituire un ostacolo alla immediatezza della relazione. Durante la pandemia tutti ci siamo rassegnati a ‘virtualizzare’ le nostre relazioni ma tutti ci sentiamo in parte derubati della naturalezza dell’incontro faccia a faccia. Forse abbastanza presto una tecnologia Google ancora in fase di prototipo potrà superare questo ostacolo.
Google ha investito su un progetto che punta sulla telepresenza cioè sulla possibilità di trasferire in tempo reale la riproduzione 3D delle fattezze di persone e oggetti anche a migliaia di chilometri di distanza.
Starline⁵, questo il nome che evoca guerre stellari e teletrasporto, utilizza un sistema di schermi che crea la sensazione volumetrica senza bisogno di servirsi di dispositivi addizionali, ad esempio occhiali o visori "ad hoc". Il prototipo consiste in una sorta di "cabina" di grandi dimensioni con un posto per sedersi e un display da 65 pollici di fronte a sé. Gli utenti in teleconferenza hanno la sensazione di essere davvero fisicamente presenti nello stesso ambiente. L'interlocutore apparirà in 3D e si avrà la percezione del volume, cosa assolutamente impossibile con le soluzioni attuali. Un incontro fra ologrammi, insomma.
Grazie ad una combinazione di tecnologie avanzate infatti gli innumerevoli sensori ospitati nelle cabine catturano e trasmettono in tempo reale immagini poi rielaborate per creare una realtà immersiva bidirezionale. Se arrivassero sul mercato le cabine Starline rappresenterebbero uno straordinario passo avanti della televisita, specie in alcuni ambiti come quello della psicologia/psichiatria dove la lettura accurata del linguaggio del corpo è indispensabile per il risultato terapeutico. Ascoltare, palpare, osservare da vicino in televisita: un robot che presta il corpo allo specialista? iCub Tech.
L’Italia è all’avanguardia nella robotica e l’Istituto Italiano di Tecnologia⁶ da anni lavora al perfezionamento del robot umanoide iCub Tech⁷.
Attraverso il piccolo (e simpatico) robot, un operatore, dal laboratorio di Genova è riuscito a interagire con persone e cose alla diciassettesima mostra internazionale di Architettura a Venezia. Attraverso iCub Tech, ha potuto vedere le opere esposte inquadrando anche i dettagli, muoversi e interagire con le persone, afferrare oggetti e sperimentare sensazioni tattili. A permettere sia il controllo del robot, sia la percezione visiva e tattile, è una tuta sensorizzata indossata dall'operatore. Il robot diventa così un avatar fisico guidato a distanza in ogni movimento, dal camminare all'afferrare oggetti, percepire stimoli, parlare con persone, con un ritardo di comunicazione di circa 25 millisecondi e utilizzando una comune fibra ottica.
Anche in questo caso si può immaginare la possibilità, in particolari circostanze, di un utilizzo medico per cui uno specialista impossibilitato a raggiungere un determinato luogo di cura possa intervenire attraverso questi robot dotati di sensibilità indossando una tuta chiamata "iFeel". Quest’ultima ha due obiettivi principali: da una parte tracciare il movimento corporeo dell'operatore e trasmetterlo al robot, dall'altra fornire il feedback aptico – ovvero le sensazioni di tipo tattile – all'operatore in modo che possa percepire quando e dove il robot viene toccato.
Il miglioramento delle interazioni visive da remoto offerto da Starlite insieme al piccolo robot avatar che recentemente ha sviluppato anche una sorta di consapevolezza del proprio corpo (partendo dalla pelle artificiale che riveste iCub, infatti, i ricercatori hanno sviluppato un nuovo software che permette al robot di crearsi una mappa del proprio corpo attraverso degli homunculi robot) aprono possibilità infinite ad un intervento medico in cui le distanze possono essere superate offrendo l’accesso alle cure e alla eccellenza scientifica a una popolazione di pazienti sempre più ampia.
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