Dall'inizio del XX secolo ad oggi, l'aspettativa di vita nel Primo Mondo è salita da 40 a 80 anni. Una crescita senza precedenti nella storia della civiltà, tanto che il settore sanitario risulta non essersi ancora adeguato del tutto alla rivoluzione in corso. Tuttavia, nell'ultimo anno, soprattutto il ramo geriatrico sembra aver subito un cambiamento profondo, quasi radicale, in seguito alla pandemia. Il Covid, infatti, è riuscito a puntare i riflettori su tematiche scomode e complesse che da sempre aleggiano nell'aria, ma che mai prima d'ora erano state trattate con tanta impellenza. Tematiche relative non solo allo stato di salute del paziente della terza età, ma anche e soprattutto a quello psicofisico.
Ancora una volta, dunque, possiamo affacciarci al modello blu e bianco e attingere da esso degli insegnamenti e degli accorgimenti importanti. Dettagli che, in momenti di crisi, possono fare la differenza. D'altronde, non sempre le istituzioni mediche necessitano di nuove tecnologie per riuscire ad affrontare le sfide dell'epoca. Talvolta, un sistema operativo ben organizzato può risultare ancor più efficace di un'invenzione all'avanguardia. Come già illustrato nell'appuntamento precedente “Covid e intelligenza artificiale: ecco come la tecnologia avanzata ha aiutato Israele nella lotta contro il virus”, infatti, il sistema sanitario israeliano si basa sul modello delle HMO (assicurazioni sanitarie pubbliche). Un modello che permette un controllo più ampio, approfondito e ramificato dello stato di salute dei pazienti grazie all'utilizzo dei loro dati medici registrati in database strutturati.
L'utilizzo di queste tecnologie accessibili ed efficaci, dunque, ha permesso alle istituzioni mediche israeliane di prendersi cura dei pazienti della terza età anche nel pieno della pandemia vissuta nell'ultimo anno. Parliamo di piccoli tablet, ad esempio, distribuiti ai pazienti iscritti dalla HMO Maccabi con il fine di facilitare la videocomunicazione e combattere la solitudine - spesso più pericolosa del virus stesso. Un pulsante per vedere e chiacchierare con la famiglia, l'altro per incontrare virtualmente il proprio medico, nulla di più. Un sistema basico ideato proprio per quegli utenti che non sanno usare gli smartphone e che non riescono ad usufruire dei servizi sanitari forniti attraverso le app o i siti internet delle relative HMO.
Scopriamo poi delle collaborazioni importanti realizzate con delle imprese private locali, volte a velocizzare il processo di sviluppo e di diffusione dei servizi medici. La Owlytics Healthcare, ad esempio, ha recentemente ultimato uno smartwatch contenente un software capace di raccogliere delle informazioni sulle abitudini di movimento dell'anziano che lo indossa, nonché di riconoscere un'eventuale caduta del paziente a seconda dei suoi indicatori fisiologici, attivando così il servizio di soccorso immediato.
Il Covid ci ha permesso di riscoprire l'importanza del monitoraggio a distanza, nonché l'utilità del nostro prodotto. Così, abbiamo avuto accesso ai profili dei pazienti più anziani, li abbiamo caricati sul nostro server, abbinato lo smartwatch al relativo utente e nell'arco di un'ora tutto ha cominciato a funzionare."
di Gil Tzafrir, Amministratore Delegato della Owlytics Healthcare.
A proposito di monitoraggio a distanza, apprendiamo che le HMO israeliane da tempo si battono per risolvere il fenomeno di sovraffollamento nei piccoli e grandi ospedali locali, promuovendo invece il ricovero domestico, se realizzato con i giusti strumenti tecnologici di supporto. In Israele, infatti, in un ambiente ospedaliero domestico, i pazienti vengono muniti di particolari dispositivi elettronici contenenti dei sensori capaci di allertare il personale medico in seguito ad un'eventuale degenerazione del loro stato di salute. Dispositivi di ultima tecnologia, ma al contempo molto intuitivi ed assolutamente user friendly, ideati proprio per gli utenti che non manifestano grandi capacità informatiche. Quando viene rilevata un'anomalia qualsiasi, dunque, il personale medico fornisce immediatamente un trattamento appropriato tramite il controllo remoto o invia una squadra di emergenza alla residenza del paziente.
Ad oggi, più del 20% dei pazienti ricoverati a distanza, risultano avere più di 65 anni, si tratta di un dato davvero impressionante se consideriamo le disponibilità tecnologiche che hanno i pazienti della terza età nel nostro paese. La maggior parte di loro, poi, dichiara persino di aver preferito il ricovero domestico a quello ospedaliero.
di Lior Wolf, Responsabile del Dipartimento della Medicina Digitale presso la HMO Clalit.
Tuttavia, a racchiudere l'essenza dell'approccio medico israeliano nei confronti del settore geriatrico, è il Professore Yoram Maaravi, considerato da molti il massimo esperto di geriatria nel paese. Secondo lui, infatti, la vecchiaia andrebbe percepita ed affrontata proprio come se fosse una malattia. "La prospettiva di un malato è quella di guarire dalla propria malattia", ha spiegato il Professore Maaravi.
Anche i pazienti più anziani devono affrontare la vecchiaia con la prospettiva di sconfiggerla. Secondo molte ricerche, con uno stile di vita sano ed equilibrato, è possibile ritardare il processo di invecchiamento a tal punto da garantire ai pazienti una routine sana, attiva e del tutto indipendente fino ad un'età molto avanzata.
di Prof. Yoram Maaravi, esperto di geriatria in Israele.
Nella propria clinica, l'esperto di geriatria si occupa nello specifico di potenziare la memoria e l'equilibrio (fisico) dei pazienti più anziani che, a detta sua, sono i due fattori più importanti per la preservazione del benessere fisico e mentale dei pazienti in terza età.