In un'Italia che invecchia rapidamente, con una natalità ai minimi storici e una popolazione over 65 in costante aumento, il Sistema Sanitario Nazionale si trova ad affrontare una sfida senza precedenti: la gestione delle malattie croniche. Questa emergenza sanitaria silenziosa sta mettendo a dura prova le risorse e le strutture del nostro paese, richiedendo un ripensamento radicale delle modalità di assistenza e cura, che passa necessariamente attraverso la telemedicina.
Le cifre parlano chiaro: 24 milioni di persone in Italia convivono con almeno una patologia cronica. Di questi, 8,8 milioni hanno forme gravi. La prevalenza di queste condizioni aumenta drasticamente con l'età: dopo i 65 anni, più della metà della popolazione presenta una o più patologie croniche, una percentuale che sale ulteriormente tra gli ultra-ottantacinquenni.
Secondo l’ultima analisi dell’Istituto Superiore di Sanità sulla cronicità in Italia (biennio 2022-2023), il 59% degli ultra sessantacinquenni ha ricevuto una diagnosi di una o più tra queste patologie: insufficienza renale, bronchite cronica, enfisema, insufficienza respiratoria, asma bronchiale, ictus o ischemia cerebrale, diabete, infarto del miocardio, ischemia cardiaca o malattia delle coronarie, altre malattie del cuore, tumori (comprese leucemie e linfomi), malattie croniche del fegato o cirrosi. Il 28% degli intervistati riferisce una cardiopatia, le malattie respiratorie croniche coinvolgono il 17% degli ultrasessantacinquenni, il diabete il 20% e i tumori il 14%.
Questo scenario ha un impatto economico devastante sul Sistema Sanitario Nazionale, con una spesa stimata di 67 miliardi di euro all'anno. Ma il costo non è solo economico: la gestione delle malattie croniche grava pesantemente sulla qualità della vita dei pazienti e delle loro famiglie. Si stima infatti che 8,5 milioni di italiani siano caregiver familiari di persone con malattie croniche o disabilità, un esercito silenzioso che offre assistenza quotidiana spesso senza adeguato supporto o riconoscimento.
La gestione delle malattie croniche presenta numerose sfide per il sistema sanitario italiano. Le principali sono:
In questo contesto, la telemedicina emerge come una soluzione promettente per affrontare molte delle sfide legate alla gestione delle malattie croniche. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) prevede infatti un investimento specifico per la Telemedicina, gestito da AGENAS, l’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali. Nella Missione 6 Salute del PNRR, la Componente 1 dedica 7 miliardi di euro per creare reti di prossimità, strutture intermedie e telemedicina per l'assistenza sanitaria territoriale. Di questi, 1 miliardo è specificamente destinato allo sviluppo della telemedicina.
L’investimento prevede inoltre la creazione di una Piattaforma Nazionale di Telemedicina e il finanziamento di progetti dedicati a livello regionale. L'obiettivo è assistere almeno 300.000 persone attraverso strumenti di telemedicina entro il 2025.
La regione Emilia-Romagna ha inaugurato nel 2016 un progetto di sperimentazione[1] per valutare l'efficacia e il gradimento del monitoraggio remoto su pazienti anziani affetti da patologie croniche. Gli operatori sanitari e i pazienti, insieme ai caregiver, sono stati preparati all’utilizzo di tablet con funzione di gateway e interfaccia utente, bilancia elettronica, saturimetro, sfigmomanometro e rilevatore di attività fisica per mantenere monitorati i parametri essenziali. Il personale sanitario è stato formato all’utilizzo della piattaforma regionale di telemedicina.
I risultati dello studio, diffusi a fine 2023, e i successivi passi per valutare l’aderenza e il gradimento dei pazienti (Dossier n. 278/2023 - Progetto regionale di telemedicina 2016-2022 — Innovazione sanitaria e sociale (regione.emilia-romagna.it)[2] sono particolarmente incoraggianti. Dei 262 pazienti tele-monitorati da giugno 2021 a giugno 2022, il 94% dichiara nelle interviste che vorrebbe continuare a utilizzare il servizio. Anche per gli operatori sanitari l’esperienza è stata giudicata complessivamente positiva: più del 75% si dichiara molto o abbastanza soddisfatto. Questi risultati contribuiranno certamente a orientare i modelli organizzativi necessari per implementare gli investimenti del PNRR e intervenire sui passi necessari al successo di questa tecnologia.
Benché la telemedicina in Italia stia facendo grandi passi avanti, ci sono ancora diverse sfide da affrontare prima che possa diventare una realtà diffusa su tutto il territorio. Innanzitutto, c’è la questione della formazione degli operatori sanitari e del divario digitale. Pensiamo agli anziani, per esempio: non tutti hanno dimestichezza con smartphone e computer, e questo potrebbe rendere difficile per loro l'accesso ai servizi di telemedicina.
A livello pratico, ci sono anche ostacoli infrastrutturali da superare. Non tutte le zone del paese hanno una connessione internet abbastanza veloce e affidabile per supportare videoconferenze e trasmissione di dati medici. E parlando di dati, non dimentichiamo l'importanza della sicurezza: gestire informazioni sanitarie così delicate richiede sistemi robusti e conformi alle leggi sulla privacy.
Infine, c’è la sfida della standardizzazione. Per far sì che la telemedicina funzioni bene su scala nazionale, è fondamentale che i vari sistemi e le diverse regioni "parlino la stessa lingua", utilizzando standard comuni.
La telemedicina rappresenta un’opportunità straordinaria per migliorare la gestione delle malattie croniche in Italia, ma la sua piena integrazione nel sistema sanitario richiede un impegno concertato per superare le sfide attuali e costruire un'infrastruttura solida e inclusiva.
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