Secondo le statistiche della World Stroke Organization¹ una persona su quattro oltre i 25 anni di età sarà vittima di stroke durante il corso della sua vita. La maggior parte degli eventi, specie mortali, avviene in Paesi a basso e medio reddito; tuttavia, anche in Italia il 30% dei sopravvissuti convive con sequele invalidanti. La terapia riabilitativa, quindi, è critica per riguadagnare qualità di vita e ridurre i costi sociali. La tecnologia e la teleriabilitazione possono contribuire a mitigare il costo sanitario e sociale della malattia.
In Italia si verifica un ictus cerebrale ogni quattro minuti. Secondo la Società Italiana dell’Ipertensione Arteriosa, l’incidenza è di circa 200.000 casi di ictus, di cui circa il 20% dei pazienti purtroppo muore nel primo mese successivo all’episodio e circa il 30% sopravvive con esiti gravemente invalidanti; con un costo veramente importante tanto per il singolo individuo ed i suoi familiari, tanto per l’intera società². L’ictus è infatti la terza causa di morte dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie, ma la prima causa di disabilità.
L’ictus è un disturbo della circolazione del sangue nel cervello: quando si verifica, un’area cerebrale non viene irrorata e di conseguenza subisce danni. La causa è una repentina rottura o chiusura di un vaso cerebrale e del conseguente danno alle cellule cerebrali legato alla mancata irrorazione di ossigeno e dei nutrimenti portati dal sangue (ischemia) o alla compressione dovuta al sangue uscito dal vaso (emorragia cerebrale).
L’ictus non colpisce solo le persone molto anziane, secondo la World Stroke Organization, nel 62% dei casi i pazienti hanno meno di 70 anni. È una patologia che colpisce anche la popolazione più giovane, il 16% dei casi riguarda pazienti fra i 15 e i 59 anni.
I fattori di rischio più importanti sono senza dubbio:
In italia sono state pubblicate e più volte aggiornate le linee guida per il trattamento (SPREAD) dalla Italian Stroke Organization³ ed esistono circa 130 strutture ad alta specializzazione.
In fase acuta è una patologia ancora con mortalità elevata, ma grazie a una migliore gestione della malattia i pazienti hanno buone possibilità di superare la fase critica specie se sono abbastanza giovani e senza gravi comorbilità.
Purtroppo, il Burden of Stroke in Europe traccia un report non incoraggiante per quanto riguarda l’intervento post acuto⁴.
L’analisi evidenzia grandi disparità nei programmi di riabilitazione non solo fra Paesi, ma spesso fra le diverse regioni. Sono poco diffuse l’assistenza psicologica e la terapia occupazionale, mentre la durata e la continuità delle sedute di fisioterapia è spesso inadeguata, con il rischio di lasciare i pazienti con disabilità che avrebbero potuto essere evitate. Le invalidità post ictus assorbono in modo significativo le risorse sanitarie a lungo termine, ed è evidente come una riabilitazione efficace potrebbe potenzialmente creare un risparmio sui costi oltre che migliorare la qualità di vita dei pazienti e mitigare l’impatto sociale della malattia.
Lo stesso report tratta ampiamente dei vantaggi di ospedalizzazioni più brevi per permettere al paziente di tornare appena possibile in ambiente familiare. Ovviamente queste pratiche devono essere accompagnate da adeguati programmi di follow up e riabilitazione personalizzata.
Le difficoltà per i pazienti più fragili nell’accedere alle strutture sanitarie non sono limitate all’emergenza sanitaria Covid. Il disagio legato agli spostamenti ed alla necessità di coinvolgere il caregiver, l’accesso ad ambienti non familiari e la scarsa disponibilità di operatori, sono barriere preesistenti all’epidemia che rendono la riabilitazione fisica adeguata un miraggio per molti pazienti.
Negli ultimi vent’anni numerosi studi scientifici hanno dimostrato che la neuroriabilitazione intensiva è efficace anche dopo diversi anni dall’ictus.
La tecnologia robotica, abbastanza diffusa negli ambulatori specializzati, ha contribuito a migliorare l’accesso alla fisioterapia neuroriabilitativa intensiva mirata e controllata consentendo trattamenti sincroni di più pazienti da parte di un solo operatore.
Uno dei più recenti esempi di questa tecnologia è di progettazione e realizzazione tutta italiana, messa a punto da Heaxel, società composta da due soci: Icon Robotics ed il fondo Vertis.
Il dispositivo commercializzato da Heaxel, icone®, permette di estendere la pratica di neuroriabilitazione intensiva anche a domicilio o nelle palestre⁵.
Il sistema robotico intelligente è stato progettato per le terapie dei pazienti con danni neurologici, cioè senza problemi muscoloscheletrici ma incapaci di gestire gli arti a causa di una lesione cerebrale, come avviene per l’ictus.
Per stimolarne la neuroplasticità occorre effettuare un elevato numero di ripetizioni di movimenti volontari, con il coinvolgimento attivo del paziente. Il robot di Heaxel offre una assistenza che viene dosata in base alle specifiche necessità del malato e può essere facilmente personalizzata permettendo di effettuare più di mille ripetizioni in una singola sessione. Icone è in grado di valutare in tempo reale l’esercizio del paziente, e attraverso un algoritmo intelligente calibra l’interazione con la macchina.
Un dispositivo portatile
A differenza di altri robot utilizzati per la riabilitazione questo sistema offre un vantaggio per il continuum di cura perché le sue caratteristiche ne consentono l’utilizzo in ambiente ospedaliero ma anche nei centri di fisioterapia e al domicilio del paziente.
Il robot, trasportabile e compatto, “all-in-one” e “plug-and-play”, consente infatti un contatto fisico limitato e può essere utilizzato comodamente anche nelle proprie case da pazienti che presentino un deficit motorio dell’arto superiore ma siano in grado di interagire con il robot che presenta loro dei movimenti da svolgere sotto forma di giochi interattivi. I giochi possono essere adattati utilizzando l’interfaccia touch-screen integrata.
Grazie alla gestione via cloud delle informazioni e al monitoraggio da remoto e in tempo reale di ciò che sta avvenendo, Icone consente al terapista di valutare i progressi e di fornire indicazioni per aggiustare il programma.
Il sistema ha ottenuto la certificazione CE per uso intra ed extra ospedaliero. A metà dello scorso anno è stata avviata una sperimentazione presso il Campus Biomedico di Roma sulla fattibilità di protocolli riabilitativi domiciliari integrati con l’approccio tradizionale che consentiranno di andare ben oltre l’attuale modello dei 45 giorni post lesione. Poiché la neuroriabilitazione ha effetti positivi anche dopo anni dall’ictus, la maggiore diffusione di questi trattamenti grazie alla tecnologia anche a domicilio potrebbe migliorare significativamente la qualità di vita di migliaia di pazienti oltre a mitigare i costi economici dello stroke. Per l’Italia i costi sanitari sono stati stimati in quasi 12.000 euro anno a paziente a cui occorre aggiungere il computo dei costi sociali vicino ai 20.000 euro anno⁶.
Gli studi concordano che l’evoluzione demografica e la diffusione dei fattori di rischio porteranno ad un incremento importante della patologia già molto diffusa nei Paesi sviluppati⁷; in Italia ad un aumento del 32% dell’incidenza e del numero di anni persi a causa della malattia (per disabilità o morte prematura). La diffusione di sistemi di teleriabilitazione che possano mitigare le disabilità conseguenti all’ictus dovrebbero essere considerate un driver importante di contenimento dei costi economici e sociali di queste cronicità.
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