L’uso dei dispositivi tecnologici da parte degli anziani, e la possibilità di attuare programmi idonei a facilitare il loro coinvolgimento nella transizione digitale che sta trasformando il tessuto economico e sociale post pandemia, è un tema chiave per garantirne il successo e sfruttare gli investimenti che verranno.
Rappresenta una dimensione demografica che è stata ampiamente discussa a livello aneddotico e scientifico ed è diventata un tema critico durante le restrizioni legate alla crisi sanitaria.
Gli studi si sono frequentemente soffermati sulla realtà italiana poiché il nostro Paese presenta contemporaneamente una curva demografica sbilanciata sulla terza età e uno scarso livello di digitalizzazione¹.
Tutte le conclusioni degli studi riportano un invito per interventi urgenti atti a rimuovere gli ostacoli che impediscono agli anziani fragili di godere dei benefici di un invecchiamento attivo, sfruttando appieno il potenziale dell'uso dei social media e degli strumenti digitali in generale.
Durante la pandemia, infatti, le difficoltà si sono aggravate per tutte le categorie più fragili con limitato accesso alla tecnologia, e gli analisti concordano che questa sfida continuerà a creare disparità, poiché è molto probabile che la transizione digitale che ha caratterizzato l’emergenza resterà al centro dell'erogazione dell'assistenza sanitaria².
Un’esperienza recente condotta in Lombardia³ ha mostrato che gli interventi di formazione hanno un effetto positivo anche su soggetti anziani, migliorando nel tempo la loro capacità di interazione nello spazio digitale e in definitiva la loro qualità di vita e di relazione. Il progetto ha coinvolto un gruppo di anziani che nel corso del 2019 hanno seguito un corso per apprendere l’utilizzo di smartphone e social media.
Durante il lockdown sono stati intervistati telefonicamente gli studenti e un gruppo di controllo per verificare la loro percezione di isolamento e lo stato delle loro relazioni. La survey ha chiaramente mostrato che i partecipanti al corso utilizzavano significativamente di più Facebook (37%) e WhatsApp (62%) rispetto a quelli che non avevano seguito il corso, che si fermavano invece rispettivamente al 7% e 31%, inoltre, la sensazione della solitudine e la sensazione di “essere tagliati fuori” era minore (10%) tra chi aveva seguito il corso, mentre saliva al 26% tra gli altri anziani. Dunque, non esistono confini demografici per attuare programmi di digitalizzazione con successo.
Adeguati programmi di digitalizzazione per la popolazione più anziana sono veramente urgenti. Nel 2040 ci saranno oltre 19 milioni di anziani e 28 milioni di cronici, con incrementi rispettivamente del 38,5% (+5,4 milioni di over-65) e del 12% (+3 milioni di cronici); diventa quindi estremamente importante assicurare programmi adeguati di digitalizzazione. La situazione è particolarmente critica: secondo gli ultimo dati ISTAT (2020) il 67,4% delle persone over 65 non sa usare Internet, una condizione che paradossalmente escluderebbe i più bisognosi dai nuovi sviluppi della pubblica amministrazione, come, ad esempio, il fascicolo sanitario elettronico.
I numeri sono spesso contraddittori e di difficile interpretazione soprattutto se non si pone attenzione alle diverse fasce della popolazione cosiddetta anziana poiché un sessantenne di oggi, oltre ad avere una forma fisica paragonabile a quella di un 40-50enne degli anni Sessanta, è coinvolto dalla digitalizzazione nel mondo del lavoro e delle relazioni, mentre ben diversa è la situazione degli over 70 che ne sono stati solo sfiorati durante l’attività lavorativa. Il termine "anziani" è infatti un termine ampio che può essere suddiviso in tre sotto-età:
Le differenze tra questi gruppi sono significative. Coloro che hanno appena compiuto 60 anni possono essere molto a loro agio con la tecnologia, mentre un novantenne può esserlo molto meno.
Le esperienze raccolte mostrano che:
Quali sono dunque i principi più importanti da seguire per sviluppare prodotti digitali utilizzabili senza frustrazione dagli over 65?
Solitamente questo target (in particolare i ‘grandi anziani’) non è interessato alla tecnologia in quanto tale ma piuttosto alle opportunità che questa offre per migliorare relazioni e aspetti pratici del quotidiano. Per questo è importante proporre l’applicazione enfatizzandone i vantaggi pratici.
Il progredire dell’età ha effetto su molte capacità benché con effetti individuali diversi. Tenerne conto consente di evitare frustrazioni che alimentano barriere spesso insormontabili. Caratteri dalla dimensione adeguata, un giusto contrasto cromatico, soluzioni che privilegiano la semplicità all’estetica, uso parsimonioso di gesti che richiedono coordinazione motoria alimentano la fiducia nella possibilità di gestire la tecnologia.
Considerando la timeline di sviluppo del digitale, la tecnologia degli smartphone ha occupato meno del 20% della vita di un ottantenne di oggi e in un periodo in cui probabilmente la sua attività lavorativa era già conclusa. Non è quindi sorprendente che i grandi anziani spesso considerino questa tecnologia estranea. Inoltre, con il procedere dell’età si tende a reagire con maggiore pessimismo ai propri fallimenti e facilmente li si ascrivono alle proprie incapacità piuttosto che al contesto. Per questo disegnare una UI per gli anziani richiede grande attenzione⁴. Questi utenti potrebbero non fare clic su un pulsante se davvero non sanno cosa accadrà dopo. In generale prestano maggiore attenzione ai messaggi di sistema mentre i giovani li saltano la maggior parte del tempo, e dunque messaggi poco chiari o posizionati in modo inappropriato potrebbero indurli a commettere un errore, sentirsi frustrati e addirittura a smettere di utilizzare la soluzione.
Gli studi sulle tecniche di UI design per gli anziani iniziano a diffondersi ma i loro effetti sulle applicazioni offerte al pubblico sono molto meno evidenti, purtroppo anche per quanto riguarda la pubblica amministrazione⁵.
È molto difficile reperire notizie riguardo la commercializzazione o la disponibilità di soluzioni digitali (App, interfacce, …) destinate elettivamente a questo target. In generale anche le survey statunitensi sottolineano che, malgrado la tendenza in aumento, la percentuale di anziani over 70 che possiedono e utilizzano uno smartphone per attività diverse dalle chiamate vocali resta una minoranza. Inoltre, la maggior parte delle numerose graduatorie ‘le migliori N app per gli anziani’ dopo le prime tre/quattro posizioni finiscono per elencare App più generaliste come WA oppure destinate piuttosto ai caregiver. Certamente sono interessanti le applicazioni che rendono più intuitiva la navigazione degli smartphone (la versione italiana del Big Launcher conta milioni di download), e quelle che supportano l’aderenza terapeutica e l’attività fisica, anche se a volte è difficile riconoscervi i principi di UI design per gli anziani⁶.
La proporzione di prodotti disponibili in lingua italiana rispetto alla totalità dell’offerta rende ovviamente arduo stilare una lista appropriata.
Al momento ci pare più urgente concentrarsi sul versante degli user sulla diffusione delle competenze digitali minime necessarie a interagire con le interfacce generaliste e con i servizi digitali offerti sempre più spesso dalla pubblica amministrazione, mentre è indispensabile che chi progetta soluzioni destinate al grande pubblico consideri le caratteristiche demografiche del target per ottimizzare la diffusione, l’utilizzo sistematico e la soddisfazione degli utenti.
Privilegiare semplicità, chiarezza e immediatezza, evitare messaggi ambigui o elenchi infiniti, preferire la funzionalità all’estetica potrebbe deliziare anche gli under 65.
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