La telemedicina e la digital health hanno trasformato il settore dell'assistenza sanitaria, introducendo metodi innovativi per la diagnosi, il trattamento e il monitoraggio delle malattie. Nel campo dell'oftalmologia, queste tecnologie hanno acquisito una notevole importanza, promuovendo soluzioni avanzate per affrontare le sfide sanitarie. In Italia, particolare attenzione è stata rivolta allo sviluppo di iniziative di telemedicina oftalmica, come dimostrato dalla creazione di cliniche oculistiche virtuali in Emilia, nella AUSL di Bologna. Queste iniziative hanno ottenuto riconoscimenti per il loro carattere innovativo e hanno portato all'apertura di ulteriori centri in seguito al successo iniziale.
La teleoftalmologia, che ha iniziato a guadagnare popolarità negli anni '90 per gestire la retinopatia diabetica, ha permesso agli oftalmologi di offrire screening, diagnosi e monitoraggio a distanza. Questo ha ridotto la necessità di visite fisiche, soprattutto in aree remote o meno accessibili, grazie all'uso di apparecchiature in grado di trasmettere immagini retiniche ad alta risoluzione. Con l'evoluzione della tecnologia, l'applicazione della teleoftalmologia si è estesa al trattamento di altre condizioni, tra cui il glaucoma, la degenerazione maculare legata all'età (AMD) e le patologie della superficie oculare, rafforzando il suo ruolo nella modernizzazione dell'assistenza oftalmica
In Italia, l'implementazione della telemedicina oftalmologica segue il modello hub e spoke, una strategia adottata anche in altre specialità mediche. Questo approccio vede al centro l'hub, ovvero il polo specialistico, che si occupa della diagnosi iniziale dei pazienti, affidandosi a gruppi di alta specializzazione. Gli spoke, rappresentati dai centri periferici, gestiscono i controlli periodici e il follow-up dei pazienti. Questa struttura organizzativa permette di ottimizzare le risorse, garantendo al paziente un accesso facilitato alle cure di specialità e un monitoraggio continuo vicino al proprio domicilio.
Nonostante l'assenza di protocolli digitali dettagliati (PDTA) che definiscano sistematicamente il ruolo della telemedicina nei vari touch point del percorso di cura, le raccomandazioni esistenti ne suggeriscono l'impiego prevalentemente nelle fasi di follow-up. Un esempio emblematico di questo modello si trova in Emilia, dove l'hub centrale è rappresentato dall'Ospedale Maggiore di Bologna. Qui, il percorso dei pazienti inizia con una diagnosi accurata, mentre per i controlli successivi si possono utilizzare le cliniche virtuali dislocate sul territorio, più vicine alle abitazioni dei pazienti, facilitando così l'accesso alle cure e la gestione delle patologie oftalmiche
La telemedicina oftalmologica ha evoluto i suoi approcci per offrire cure a distanza, distinguendo tra modalità asincrona e sincrona, entrambe fondamentali per l’accesso alle cure oculistiche. La modalità asincrona, il metodo più diffuso, si avvale di strumentazioni tradizionali che registrano immagini e tracciati ad alta definizione. Questi dati vengono poi condivisi su piattaforme sicure per essere esaminati dagli specialisti degli hub, che procedono con la refertazione e la diffusione dei risultati tramite il fascicolo sanitario elettronico. Questo processo permette una gestione efficiente e sicura delle informazioni sanitarie, garantendo la qualità e la privacy dei dati.
La telemedicina sincrona, invece, richiede maggiore complessità tecnologica e organizzativa. Utilizza strumentazioni avanzate, collegate in tempo reale con gli specialisti, come dimostrato dall'uso delle apparecchiature per la tomografia ottica coerenza (OCT) nelle farmacie liguri per lo screening della degenerazione maculare. Questa tecnologia ha permesso controlli e diagnosi a distanza, identificando pazienti a rischio senza necessità di visite in presenza.
Negli Stati Uniti (1), la telemedicina sincrona ha trovato applicazione anche nei reparti di emergenza, dove medici generalisti vengono assistiti in tempo reale da specialisti oftalmologi per trattare emergenze oculari, evidenziando l'efficacia di questo approccio in contesti critici.
Oltre alle visite a distanza, si sta sviluppando il telemonitoraggio autonomo delle patologie oculari, che permette ai pazienti di effettuare autocontrolli su determinate condizioni oculari, come la pressione intraoculare per il glaucoma. Queste innovazioni rappresentano un passo avanti significativo nella gestione autonoma della salute oculare e nell'accessibilità delle cure, dimostrando il potenziale della telemedicina oftalmologica nel migliorare l'assistenza sanitaria.
Le lenti a contatto in grado di misurare la pressione oculare rappresentano un'innovazione significativa nel campo della salute visiva offrendo soluzioni promettenti per il monitoraggio del glaucoma. Questa patologia, potenzialmente devastante per il nervo ottico, può progredire fino a causare cecità se non diagnosticata e monitorata correttamente. Un recente sviluppo in questo ambito è rappresentato da GlakoLens, una tecnologia di lenti a contatto dotate di sensori integrati che misurano la pressione intraoculare (IOP) in modo non invasivo e continuativo. Queste lenti forniscono dati preziosi, trasferiti tramite connessione wireless a un dispositivo elettronico che li elabora e li invia a uno specialista per analisi approfondite.
Il valore aggiunto di GlakoLens risiede nella sua capacità di effettuare misurazioni frequenti e precise della pressione oculare, essenziali per la gestione ottimale del glaucoma. Sebbene ancora in fase di sperimentazione, queste lenti a contatto aprono nuove prospettive non solo per il trattamento del glaucoma, ma anche per il monitoraggio di altri indicatori di salute, come i livelli di glucosio o acido lattico nel film lacrimale (2,3).
Tuttavia, la sfida attuale riguarda la tollerabilità di queste lenti, data la presenza di chip che ne aumentano lo spessore e la rigidità. È in corso una ricerca intensiva per superare questi ostacoli. A marzo 2024, un team congiunto di ricercatori della Purdue University, della Indiana University School of Optometry e del Michigan Medicine ha ricevuto finanziamenti significativi dal National Eye Institute per avanzare nello studio di lenti a contatto morbide intelligenti. Questo progetto mira a sviluppare lenti che combinino la praticità e il comfort delle lenti tradizionali con le capacità avanzate di monitoraggio delle condizioni oculari croniche, migliorando la biocompatibilità, la morbidezza, la trasparenza e la trasmissibilità all'ossigeno, nonché l'adattabilità all'uso prolungato, inclusa la notte.
La ricerca in questo campo promette di rivoluzionare l'approccio al monitoraggio e alla gestione delle patologie oculari, rendendo possibile un controllo continuo e approfondito della salute oculare direttamente attraverso l'uso quotidiano di lenti a contatto. (4)
L'implementazione e la diffusione della telemedicina e della digital health in oftalmologia presenta ancora diverse sfide. Tra queste, la necessità di assicurare ulteriormente la precisione delle diagnosi a distanza, la diffusione di strutture di telecomunicazioni che le rendano possibili su tutto il territorio, la gestione della privacy e della sicurezza dei dati sanitari. Sarebbe inoltre auspicabile un impegno significativo delle società scientifiche per andare oltre le raccomandazioni generali contenute nelle Linee Guida per la Telemedicina e lavorare a PDTA specifici che descrivano l’utilizzo appropriato di queste nuove opportunità nei vari percorsi terapeutici. Non ultimo è fondamentale una adeguata formazione dei professionisti sanitari e informazione ai pazienti e care-giver.
La collaborazione tra ingegneri, medici e ricercatori è fondamentale per superare le sfide attuali e sfruttare al meglio le potenzialità offerte dalla digitalizzazione della salute oculare.
Mentre il campo continua a evolversi, è imperativo che i medici specialisti rimangano aggiornati sulle ultime innovazioni, adottandole in modo etico e responsabile per migliorare l'assistenza ai loro pazienti.
In Europa soprattutto è in corso uno sforzo normativo importante per definire lo scenario in cui dare spazio a queste tecnologie. Il Data Act e il recentissimo AI Act rappresentano i confini entro cui anche il nostro paese deve muoversi insieme a tutte le professionalità coinvolte.
Proprio la concertazione fra professionisti sanitari, ingegneri, ricercatori ma anche giuristi, esperti in bioetica ed amministratori pare rappresentare il punto più critico per ‘mettere a terra’ queste nuove opportunità a beneficio del sistema e dei pazienti.
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