A cura del Dott. Andrea Bracci
Amministratore Delegato di Polifarma
Le malattie croniche rappresentano la principale causa di morte e sofferenza a livello globale1 e il loro peso è in costante crescita2.
Il Rapporto Osservasalute3 ha stimato in 24 milioni le persone interessate da almeno una patologia cronica in Italia, la metà delle quali deve convivere con più di una condizione contemporaneamente. Le malattie croniche maggiormente diffuse in Italia sono rappresentate da ipertensione arteriosa, artrosi-artrite, malattie allergiche, osteoporosi, diabete, BPCO-asma4.
Si stima che complessivamente la gestione della cronicità in Italia assorba l’80% delle risorse sanitarie3. Questa situazione indica che le malattie croniche rappresentano un’emergenza sanitaria, sia a livello nazionale sia globale, causa di mortalità, disabilità e costi enormi, nei confronti della quale è necessario agire con priorità e intervenire con nuove modalità.
Per affrontare questa sfida, è necessario innovare la terapia, con l’obiettivo di sviluppare soluzioni che possano migliorare la salute e la qualità della vita dei pazienti e ridurre gli effetti negativi delle cronicità.
La ricerca di nuovi bersagli biologici per nuovi composti sempre più selettivi è stata per molti anni la modalità utilizzata per innovare la terapia farmacologica delle malattie croniche. Negli ultimi decenni, nuove tecnologie e in particolare gli anticorpi monoclonali, si sono progressivamente affiancate e rappresentano oggi un'area primaria della ricerca.
L’approccio biologico è fondamentale, ma non riesce a esaurire tutti i bisogni del paziente. Il trattamento delle malattie croniche accompagna tutta la vita del paziente e richiede un monitoraggio costante della sua evoluzione e della sua terapia, che il paziente sia formato e informato sulla sua malattia, che abbia un ruolo attivo nella gestione della malattia.
Al ruolo primario della ricerca di nuovi farmaci si aggiunge oggi la ricerca di nuove opzioni di trattamento delle malattie croniche, basate sulle tecnologie digitali. La convergenza della tecnologia farmacologica e digitale rappresenta la base della “biotecnologia digitale”, che integra applicazioni digitali con prodotti farmacologici, siano essi già disponibili o in corso di sviluppo.
Le tecnologie digitali per la salute (Digital Health Technologies) possono oggi abilitare un nuovo modello di Medicina, basata su dispositivi digitali sia di misurazione sia di intervento, in grado di migliorare gli esiti clinici della malattia, che trova indicazione soprattutto nella gestione e nel trattamento di condizioni croniche, nelle quali i comportamenti disfunzionali del paziente rappresentano spesso un fattore primario di malattia.
L’associazione tra interventi farmacologici e digitali consente lo sviluppo di nuove terapie, definite “bio-digitali”.
La ricerca e sviluppo di terapie bio-digitali rappresenta un obiettivo primario di Polifarma, impresa che intende contribuire a innovare la gestione e il trattamento delle malattie croniche associando propri farmaci con applicazioni digitali a finalità di monitoraggio o di intervento.
Su queste premesse, Polifarma ha aggiornato e orientato la propria attività di ricerca per ricercare e sviluppare terapie bio-digitali secondo l’approccio della Open Innovation5, collaborando con partner pubblici e privati (quali ad esempio Università di Verona5 o daVi DigitalMedicine6,7 portatori di specifiche esperienze per completare le competenze aziendali.
I progetti di sviluppo sono guidati da Steering Committee che coinvolgono attivamente pazienti esperti, medici, operatori e professionisti sanitari, con i quali sono analizzati i bisogni dei pazienti e definiti i percorsi di sviluppo delle soluzioni8.
La collaborazione tra medicina e imprese del farmaco è essenziale per favorire la diffusione di questi nuovi trattamenti e consentire che le innovazioni tecnologiche si traducano in benefici clinici per le persone.
Questa evoluzione culturale richiede impegno, apertura al cambiamento e visione condivisa per sviluppare un nuovo modello di gestione delle malattie croniche e per l'adozione delle terapie digitali come parte integrante della pratica medica.
Le aziende farmaceutiche possono svolgere un ruolo cruciale in questo processo, contribuendo con la propria rete di collaboratori all'educazione e all'informazione scientifica sulle terapie digitali e più in generale, sulle tecnologie digitali per la salute.
In linea con questo approccio, abbiamo proposto un nuovo modello di business per promuovere l’adozione delle terapie digitali in Italia. Il fallimento di Pear Therapeutics9 ha evidenziato alcune criticità per l’ingresso di questa tecnologie nella pratica medica. Il ruolo del rimborso è secondario rispetto alla necessità che i medici adottino queste nuove opzioni terapeutiche in tempo utile per sostenere la loro diffusione e ingresso nell'assistenza sanitaria. Il rimborso ha infatti un impatto limitato, se non nullo o persino controproducente, se non preceduto dall’adozione da parte della comunità medica e sanitaria. Ciò richiede conoscenza, approfondimento e l’inserimento di queste nuove terapie nelle linee guida diagnostiche e terapeutiche.
Da parte dei medici, significa promuovere una trasformazione culturale in tempi rapidi e aggiornare le opzioni terapeutiche, per poi formare i pazienti nell’uso di queste nuove terapie.
Realizzare questa trasformazione richiede due condizioni fondamentali: diffondere le conoscenze sulle nuove opzioni terapeutiche digitali e promuovere la fiducia del medico nelle nuove terapie bio-digitali.
Le aziende farmaceutiche possono soddisfare entrambe queste condizioni, intervenendo sulla diffusione delle conoscenze relative alle tecnologie digitali per la salute sia a livello quantitativo, con la propria rete capillare di informazione scientifica, e a livello qualitativo con la propria competenza tecnologica nella comunicazione potenziata dall'intelligenza artificiale10 per la prima condizione e attraverso l’associazione tra nuove terapie digitali e farmaci di comprovata efficacia per la seconda. Questo permetterà al medico di mantenere fiducia nell’esito della terapia, di osservarne l’effetto clinico incrementale rispetto alle esperienze precedenti e di maturare progressivamente la conoscenza, l’esperienza e la fiducia necessarie per adottare la terapia digitale in modo allargato e talora esclusivo.
Nel nostro Paese sono in corso di sviluppo i primi esempi di questo modello.
Siamo orgogliosi di essere pionieri e protagonisti di questa nuova fase della ricerca e della terapia medica delle malattie croniche.
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